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(1911-1930) Settimio Caracciolo "Il Sinodale"

Un altro napoletano fu designato alla sede vescovile di Aversa: Settimio Caracciolo, di nobile famiglia, nato il 17settembre 1862.

Fu educato nella stessa Napoli e presso il Seminario passò i suoi ultimi anni di preparazione al sacerdozio.

Continuò gli studi, laureandosi in Teologia a Roma ed inoltre in Diritto Canonico. Non ritornò a Napoli, poiché passò all'Accademia Ecclesiastica, entrando nel Corpo Diplomatico, occupando cariche presso la S. Sede, al tempo di Leone XIII, dal quale il Caracciolo ottenne titoli onorifici, nominato, poi, nel 1895, Canonico deIl'Arcibasilica di S. Giovanni Laterana.

Ormai progrediva nella carriera ecclesiastica, ma d'improvviso si seppe della sua designazione a Vescovo residenziale di Alife (CE).

Soltanto due anni risiedette ad Alife, essendo già valutato per il ministero pastorale. Ma dal nuovo eletto Papa Pio X, veniva designato Visitatore per le Diocesi meridionali.

E sia per il delicato lavoro svolto e sia per la competenza manifestata, il Caracciolo, forse per premio, lo si volle di nuovo a capo di una Diocesi, e questa volta fu scelta Aversa.

Così, nell'aprile del 1911, Mons. Caracciolo raggiungeva la sede di Aversa, dando subito prova di senno e di oculata esperienza.

Quantunque nella veste di Vescovo, il suddetto non cambiò le sue abitudini e nè mostrò diverso umore: aveva nel sangue l'animo napoletano schietto che si manifestava attraverso un carattere gioviale, come ancora lo ricorda qualche superstite, che si attirava subito la simpatia del popolo con cui dialogava, usando nei rapporti umani lo stesso dialetto per facilitare i rapporti, specie in alcuni momenti particolari.

Nel visitare le chiese della Diocesi, spesso chiedeva ai parroci di che avessero bisogno, regalando arredi sacri e suppellettili.

lstitui tre nuove parrocchie: una a Casal di Principe e due a Fratta. Richiamò in Aversa i Padri Conventuali ed i Padri Agostiniani.

Oltre ad assicurare un dignitoso aspetto alla Cattedrale e al Seminario, rivolse la sua assistenza ad opere pie, come la Casa di Riposo Sagliano, di cui fu uno dei benefattori insigni.

Codificò la Diocesi, infine, affrontando un immane lavoro indicendo il Sinodo, che in Diocesi non si teneva da 220 anni: esso fu come il canto del cigno.

Comparivano intanto per il Vescovo i primi acciacchi, che man mano aumentarono fino a trascinarlo in un'inerzia fastidiosa, che lo portò alla tomba nel 23 novembre deI 1930.

Per testamento, il Caracciolo offrì tutti i suoi averi parte alla Cattedrale, parte al Seminario, parte ai poveri ed ultima parte alla S. Sede. Morto in Aversa, fu seppellito per 5 anni al cimitero e riesumati i suoi resti mortali, furono deposti in un monumentino marmoreo in Cattedrale, esposto ancora oggi al devoto visitatore.


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