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(1501 -1515) Card. Luigi d'Aragona "il Vedovo"

Alla nomina dell'Aragona, la sede vescovile di Aversa era vacante solo da qualche mese, accogliendo il nuovo deputato che già era Cardinale.

Costui, nipote di Ferdinando I d'Aragona, re di Napoli, figlio di Errico, marchese di Gerace, alla morte del padre aveva ereditato anche il titolo.

A 21 anni sposò Battista Cibò, parente di Innocenzo VIII, morta dopo pochi mesi di matrimonio e senza figli.


Rimasto vedovo, Luigi d'Aragona rinunziò al marchesato e, a 22 anni, fu nominato Cardinale da Papa Alessandro VI (1496) con il titolo di S.Maria in Aquiro.

Molti cardinali, a quei tempi, non erano nemmeno consacrati, erano dei semplici laici che prestavano servigi alla Chiesa, venendo beneficati col titolo: non erano però né sacerdoti, né vescovi.

Tanto è vero che il d'Aragona era stato nominato cardinale diacono (la diaconia era proprio riservata, quasi sempre, ai laici).

Per tal motivo, non bisogna scandalizzarsi se un laico, nonostante avesse il titolo di Cardinale, potesse andare a combattere o partecipare a manifestazioni consone alla mentalità laica.

Orbene, il d'Aragona, scelto per la sede vescovile di Aversa, non ebbe il titolo di Vescovo, ma solo di amministratore, che poi rassegnò nel 1515.

Lo svolgimento delle attività del d'Aragona in Diocesi erano inerenti al suo titolo (legato della S. Sede), poiché il ministero pastorale era svolto da vicari sacerdoti.

La storia di fatto nomina il Cardinale d'Aragona nel 1497 allorché ebbe il titolo cardinalizio; nel 1948 lo addita quale amministratore di Lecce e, nel 1501, amministratore di Aversa.

Inoltre, nel 1513, continua la storia, ebbe la commenda della Chiesa di Cava (SA), poi di Alessano e l'Abazia di Montevergine (AV).

Come se non bastasse, viene ancora tramandato che il d'Aragona nel 1514 fu nominato commendatario dell'Abazia di S. Lorenzo in Aversa e, nel 1517, della Chiesa di Nardò (come si nota: varie cariche che svolgeva perché incaricato dalla sede apostolica).

Moriva il d'Aragona solo all'età di 44 anni, nel 1559, avendo già lasciato la nostra Diocesi, e fu sepolto a Roma, nella chiesa di S. Maria della Minerva, lodato - secondo l'épitaffio - per tanto lavoro svolto, per limpegno dimostrato, ma con un certo disappunto di qualcuno, per essere morto nel pieno vigore delle sue forze.


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