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(1855-1885) Domenico Zelo "il Mansueto"

Il 1803 in Napoli nasceva Domenico Zelo, discendente da una stimata famiglia.

Appena giunto all'età della giovinezza, sentì il desiderio di frequentare le scuole del Seminario, consenziente i suoi genitori.

All'età di 23 anni circa divenne Sacerdote e, quantunque avesse tutti i requisiti per scegliere la carriera ecclesiastica, preferì rimanere in città, svolgendo il sacro ministero, offrendosi per svariate attività sacerdotali.

Dopo alcuni anni fu promosso parroco di S. Maria in Cosmedin, passando, in seguito, nel Duomo di Napoli, prima con il titolo di parroco, indi canonico della Cattedrale.

Fu apprezzato il suo zelo (facendo onore al cognome) e fu sacerdore secondo il volere di Dio, plasmatore di anime, modello esemplare, additato da tutti, specie dai Superiori, tanto da essere segnalato alla S. Sede per la promozione ad un imminente servizio episcopale.

Tale evento non tardò ad avverarsi, poiché essendo vacante la Diocesi aversana già da alcuni mesi, fu scelto lo Zelo a tale sede.

All'inizio dell'aprile del 1855 faceva il suo ingresso in Diocesi, esponendo il suo programma con la sua dolce presenza, tanto da fare subito buona impressione ai presenti.

La mansuetudine fu una delle sue doti particolari, che lo contraddistinse per tutto il periodo episcopale, avendo a cuore unicamente la gloria di Dio ed il bene delle anime.

Come gli altri Presuli, diede subito mano al Seminario, passando, poi, alla Cattedrale, restaurandone sontuosamente il Coro ed altre parti del Presbiterio.

Istituì nel Duomo una nuova Associazione di Sacerdoti, ai quali incombeva il dovere di collaborare per il buon svolgimento delle sacre funzioni, il cosiddetto Corpo dei Partecipanti che si estinse gradualmente tra il 1955 e il 1960, per il diminuito numero dei sacerdoti.

Il Vescovo Zelo desiderava che i fedeli partecipassero ai sacri riti, specie alla Messa, con decoro e dignità, coinvolgendo il clero a questo fine.

Fu travisato, però, l'operato del Vescovo, ed in certi momenti fu tacciato di bigottismo.

E' certo che il mansueto Pastore resse la Diocesi per ben 30 anni e profuse per essa tutte le sue energie di mente e di cuore, senza soste e tentennamenti.

Negli ultimi anni, essendo quasi ottuagenario, chiese ed ottenne dal Vaticano un Vescovo Ausiliare nella presona di Mons. Caracciolo Ludovico, originario di Castagneta (TE), che coadiuvò sino alla morte dello Zelo.

Il mansueto Pastore non venne sepolto in Aversa, poiché, trovandosi a Portici momentaneamente, morì ivi con un attacco di cuore e sepolto: era l'11 ottobre del 1885.


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