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(1886-1897) Carlo Caputo "il Distaccato"

Alla cattedra di Aversa fu designato un altro napoletano, Carlo Caputo, nato il 4 novembre del 1843.

Dopo gli studi classici, il Caputo era passato a Roma per quelli teologici, pre conseguirne la laurea, essendo di una intelligenza acuta.

Appena laureatosi, ebbe vari incarichi nella Segreteria di Stato, passando poi Nunzio, acquistandosi, soprattutto in Austria, stima e rispetto dall'imperatore Francesco Giuseppe.

All'età di 40 anni, fu inviato a Monopoli (BA) quale Vescovo, lasciando in quella sede l'incancellabile ricordo di Pastore caritatevole e zelante.

Fu trasferito, dopo 3 anni, alla Diocesi aversana (1886), prendendo il possesso della sede il 12 settembre.

Se continuò la sua opera, seguendo la via tracciata dai predecessori - riguardo il Seminario e la Cattedrale - dedicò il miglior tempo dell'attività pastorale a favore dei poveri, assistendoli premurosamente.

Creando un secondo Seminario in Aversa, il Caputo voleva che accogliesse specie i giovani bisognosi (i figli del popolo) poiché, arrivando al sacerdozio, essi potessero essere più vicini ai loro simili.

Difatti, al tempo del Caputo e col secondo Seminario, ci fu un rifiorire di vocazioni e, qualche anno dopo, un incremento di sacerdoti, che nel tempo hanno recato gran vantaggio alle anime soddisfacendone i mutevoli bisogni.

Il Caputo si espose in prima persona allorché dovette attuare il suo principio in difesa dei poveri. Poiché dei benefattori avevano ideato un edificio per accogliere i vecchi bisognosi ed abbandonati, egli accolse e incrementò tale iniziativa. Tra i benefattori ricordiamo il Sagliano, che fece testamento a favore della Casa in oggetto.

Alla morte del Sagliano, si dice che fosse contestata la donazione, ed il Vescovo affrontò sacrifici, ingaggiando una lotta contro le insidiose e cavigliose pretese, riuscendo ad ottenere vittoria (a motivo della sua fine intelligenza), ma pagandola a caro prezzo, rimettendoci il suo prestigio personale.

Continuarono gli strali contro il Caputo, che ben altra gratitudine provò, tanto che, stanco ed amareggiato, decise di lasciare la Diocesi.

Il Caputo, difatti, rinunziò alla sede aversana, rimanendo ancora qualche mese come Amministratore, in attesa che Roma provvedesse alla sostituzione con un ecclesiastico meritevole di tale incarico.

A questo punto si ritirò a vita privata (forse per stare lontano dagli intrighi e pettegolezzi), però la Santa Sede lo nominava Canonico della Basilica di S. Maria Maggiore in Roma ed in seguito Prelato nullius della Chiesa Acquaviva delle Fonti e di Altamura.

La stima per il Vescovo Caputo non era scemata, poiché la cronistoria lo segnala, qualche anno dopo, Nunzio Apostolico in Baviera, lodando le sue doti di uomo retto e diplomatico.

Di lui si dovrebbe apprezzare il distacco che ebbe delle cose e meditare la povertà in cui morì.

Fu seppellito a Napoli il 25 settembre del 1908, compianto forse anche da quelli che lo avevano lottato, con mezzi non sempre legali.

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