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Sito della Comunità Francescana di Aversa

VOGLIAMO VEDERE GESU

Vogliamo vedere Gesù è stata la richiesta di alcuni Greci, simpatizzanti degli Ebrei, che si trovavano a Gerusalemme per la celebrazione della festa di Pasqua (Gv 12,21).


Erano molte le persone che desideravano incontrare Gesù durante la sua vita. Non tutti con retta intenzione: c'era chi desiderava incontrare Gesù solo per metterlo alla prova, o anche solo per curiosità come Erode che diceva: Chi è dunque costui del quale sento dire tali cose? (Lc 9,9); oppure come il professor Nicodemo che desiderava poter discutere di teologia con Gesù e andò a trovarlo una volta, di notte (Gv 3,2).


La gente del popolo desiderò incontrarsi con Gesù senza secondi fini; fin dall'inizio del suo ministero Gesù era ricercato sia per l'insegnamento come per le guarigioni che operava: C'era una gran moltitudine di gente...che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da Lui usciva una forza che sanava tutti (Lc 6,17-19).


Tutti ti cercano disse un giorno Pietro a Gesù (Mc 1,37).


Così è anche per gli uomini di oggi: desiderano incontrare Gesù.


Giovanni Paolo II ha iniziato il suo pontificato invitando gli uomini ad incontrare Gesù: Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo! ... Cristo sa cosa c'è dentro l'uomo. Solo lui lo sa!


Oggi così spesso l'uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. E' invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete quindi - vi prego, vi imploro con umiltà e fiducia - permettete a Cristo di parlare all'uomo. Solo lui ha parole di vita, si! di vita eterna (C.F.L. n.34).


Ma chi è Gesù Cristo? Noi diciamo di conoscerlo. Siamo cristiani e possiamo dare molte definizioni di Lui. Ma la sua presenza non finisce di stupire.


Cristo è un uomo che si è detto Dio. Alla domanda di Filippo mostraci il Padre, interprete dell'interrogativo degli Apostoli che, pur seguendo da alcuni anni Gesù, non capivano bene (come noi che pur seguiamo da una vita), Gesù risponde: Chi vede me vede il Padre.


Cristo è l'unico uomo nella storia che si è identificato con Dio, l'unico che ha osato dire: Io sono la via, la verità e la vita.


Noi, distratti dalle vicende quotidiane e dalla superficialità del nostro vivere, non realizziamo la sconfinata sproporzione, la lontananza infinita che separa luomo da Dio. Ma un animo profondamente religioso, un genio religioso è colui che questa sproporzione sente enorme e la insegna a tutti gli altri: che Dio solo è Dio.


L'uomo è un essere religioso e tende a Dio, lo cerca. Uomini grandi hanno intuito qualcosa della sua grandezza. Sono nate le religioni. Le religioni sono il tentativo dell'uomo di dare una risposta alle grandi domande che la realtà pone. Tutto sa di Dio. Tutto parla di una mente e di un disegno grande. Né il caso né l'uomo potevano pensare e dare vita a quanto esiste. La risposta ai grandi interrogativi da sempre l'uomo la chiama Dio. E' sempre un Dio che si pone.


Così hanno fatto tutti i grandi nomi della storia delle religioni. Hanno tentato di dare un nome e un volto a Dio. Ma tutti hanno avuto un forte senso della loro piccolezza.


Unico caso al mondo, unico fra tutti: Cristo si dice Dio.


Come è bello percorrere il Vangelo e sorprendere come i primi uomini, uomini come noi, che hanno seguito Gesù, sono arrivati non ad accorgersi che quell'uomo era Dio, ma a dire, a ripetere certe affermazioni che Lui faceva di sé.


E' questa la loro professione di sé.


Perché gli apostoli non hanno scoperto che Gesù era Dio, ma, stando con Lui, ne hanno avuto una impressione grande, tale da dover dire: se non dobbiamo credere a questo uomo non dobbiamo credere neppure ai nostri occhi. E' per questa evidenza, che pur senza capire bene, hanno ripetuto le sue parole, quelle che hanno poi investito la nostra storia e il nostro cuore.


Nel primo capitolo del Vangelo di Giovanni vediamo Gesù che si inoltra nella storia come un qualsiasi altro uomo, andando a sentire il Battista, confuso tra la gente. Giovanni B. lo indica: Ecco lagnello di Dio. Ecco colui che toglie i peccati del mondo.


Tanta gente non fa caso a quelle parole. Ma ci sono lì due cresciuti alla scuola del Battista. Incuriositi lo seguono. Maestro dove abiti? E lui: Venite e vedete. Vanno e rimangono tutto quel giorno. Chi scrive era uno dei due, Giovanni: egli ricorda di quell'incontro anche l'ora. Lo ha capito dopo che quell'uomo gli ha cambiato la vita.


L'annuncio dei due agli amici è la partecipazione di una certezza: abbiamo trovato il Messia! E gli amici vanno, lo vedono, gli parlano e anche loro rimangono con Lui. E Pietro, Andrea, Filippo... Storie come le nostre, incontri semplici e sconvolgenti la vita.


Tutto nasce così, da una conoscenza, dalla fiducia a una parola, da una amicizia, una sempre più intensa comunione di vita: e quanto più stanno tanto più vedono emerge in Lui una forza e una intelligenza che li lascia senza fiato.


*una bontà straordinaria e ignota


*una padronanza di sé e della sua storia


*un potere sulla natura come se questa fosse un congegno nato dalla sue mani


*la capacità di vincere la morte: Donna non piangere dice alla vedova di Naim, e 

le risuscita il figlio.


* Ma soprattutto quell'altro potere: Confida, figlio, dice al paralitico, ti sono rimessi i tuoi peccati Mormorano i farisei: Chi è quell'uomo che può rimettere i peccati? I peccati li può rimettere solo Dio E Gesù: E' più facile dire a costui: ti sono rimessi i tuoi peccati o dirgli: alzati e cammina? Perché sappiate che io ho il potere di rimettere i peccati, dico a te: Alzati e cammina.

Chi è quotidianamente spettatore di cose così grandi, uomini e donne che lo seguono, sente nascere la domanda insopprimibile: Chi è costui?

Sanno da dove viene. Conoscono la madre, i parenti. Sanno tutto di lui. Ma è così sproporzionato il potere che quell'uomo dimostra, egli è così grande e così diverso nella sua personalità che anche la domanda ha un senso diverso: chi è mai costui?

La stessa domanda gli faranno esasperati i suoi nemici: Fino a quando ci tieni col fiato sospeso? Dì da che parte tu vieni e chi sei. E avevano tutti i suoi dati di anagrafe, ma non riuscivano a dare una risposta esauriente.

La risposta la dà Gesù stesso a Caifa che lo interpella: Ti scongiuro per il Dio vivente di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio In quel momento Cristo non può più tacere, perché è questa la testimonianza per cui è venuto ed era quello il momento della sua manifestazione al mondo. Stava per essere crocifisso. Il suo sì sconvolge il Sinedrio: ha bestemmiato! Si è detto Dio.

E ancora, passando con i suoi sotto la roccia di Filippo aveva chiesto agli apostoli: La gente chi dice che io sia?... E voi chi dice che io sia? E' Pietro che prende la parola: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente E la risposta di Gesù coinvolge tutti noi: Fortunato Pietro, perché questa parola non l'hai detta da te, ma il Padre te l'ha ispirata.

La domanda che Gesù fa a Pietro è la domanda della nostra vita. Nessuna domanda che l'uomo possa pensare è più grave, più decisiva di questa; Tutta la vita, come valore, dipende dalla risposta a questa domanda. E' la risposta che definisce la vita dell'uomo; e il senso e la misur di tutto. E' dentro questa risposta che l'uomo si gioca ogni attimo della vita presente e il suo destino.

E' la risposta che definisce la vita dell'uomo; e il senso e la misura di tutto. E' dentro questa risposta che l'uomo si gioca ogni attimo della vita presente e il suo destino.

Se osserviamo la differenza tra la risposta degli amici che hanno seguito Gesù e quella della folla che lo ha rifiutato, notiamo che il gruppo degli apostoli e delle donne che lo hanno seguito, è stato con Lui. E questa la grande strada dell'evidenza, della ragione: è la strada della vita, del rapporto continuo, dell'esperienza quotidiana spartita. Per questo potevano dire: se non crediamo a questo uomo non posiamo aver fiducia neanche nei nostri occhi. 

La folla invece seguiva Gesù quando aveva interesse e curiosità. E restava colpita perché la parola era vera e la verità porta con sé la propria evidenza. Ma la dissipazione era immediata. La folla lo seguiva anche per passione di sentirlo, ma senza impegnare il fondo del proprio animo, senza coinvolgimento vitale. Gesù un giorno riassume questo: Voi mi seguite perché vi ho sfamato con un pò di pane. Ma io vi darò la mia carne da mangiare, vi darò il mio sangue da bere. La sproporzione del divino appare, si fa evidente e proprio lì si instaura la resistenza di chi non vuol capire, di chi è scandalizzato perché i criteri e le modalità di quell'uomo scompaginano il suo modo di pensare e di vivere.

E' pazzo... mormorano, e lo lasciano. Gesù rimane solo. Sono con i suoi, nel silenzio della sera. E rompe quel silenzio con un'altra domanda: Anche voi volete andarvere? Maestro, grida all'improvviso il solito Pietro, da chi andremo? Tu solo hai parole che danno senso alla vita.

E questa è la risposta di chi ha l'umiltà, la fedeltà, l'umanità di seguire Gesù attratto dall evidenza delle sue parole.

Ma chi non sa seguirlo, chi non osa lo sforzo di una familiarità, di una consuetudine di vita non arriva ad evidenziare la verità e non troverà risposta vera, personale e matura all'interrogativo fondamentale. Stando con Lui hanno una evidenza. La fede cresceva. Una fede che più che una risposta razionale alla sua presenza è una evidenza morale. S'accorgono nella loro vita chi è Gesù. E sì, è proprio così. Chi segue Gesù non ha una razionale risposta agli interrogativi sulla sua persona. Ne ha una evidenza nel miracolo che accade nella sua vita. La sua intelligenza inizia a possedere un giudizio più grande sulla realtà. Vive un rapporto diverso con le persone. Acquisisce una capacità nuova di agire e di lavorare. Tutto dentro un disegno. 

La fede, ovvero la risposta alla domanda, è una evidenza che è decifrabile dentro la vita. Chi segue Cristo uomo perfetto diventa più uomo.

Come possiamo rispondere a questa domanda noi che non siamo stati a Cana, non abbiamo visto il paralitico... La familiarità con Lui, da cui nasce l'evidenza della sua parola come unica che dia senso alla vita, come possiamo viverla?

Il modo c'è: la compagnia che da Cristo è nata ha investito la storia: è la Chiesa, suo corpo, cioè modalità della sua presenza oggi. E' perciò una familiarità quotidiana di impegno nel mistero della sua presenza entro il segno della Chiesa. Di qui può nascere l'evidenza razionale, pienamente ragionevole, che ci fa ripetere con certezza che Lui, unico nella storia dell'umanità, disse di sè: Io sono la via, la verità, la vita.

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