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Sito della Comunità Francescana di Aversa

I tre livelli dell'appartenenza del francescano secolare

La nostra Regola iscrive l'appartenenza del Francescano Secolare in tre cerchi concentrici che, passando dal più ampio al più ristretto, possono essere indicati come: 
  1. appartenenza alla Famiglia Francescana.
  2. appartenenza all'Ordine Francescano Secolare.
  3. appartenenza a una specifica Fraternità.

La prima è affermata nelle parole introduttive della Regola (n. 1), l'addove si dice che la Famiglia Francescana riunisce tutti quei membri del popolo di Dio, laici, religiosi e sacerdoti, che si riconoscono chiamati alla sequela di Cristo, sulle orme di S.Francesco d'Assisi.

La seconda emerge dal n. 2, che definisce l'Ordine Francescano Secolare come unione organica di tutte le Fraternità nelle quali i fratelli e le sorelle, spinti dallo Spirito a raggiungere la perfezione della carità nel proprio stato secolare, con la Professione s'impegnano a vivere il Vangelo alla maniera di S. Francesco e mediante questa Regola autenticata dalla Chiesa.

La terza si evince dalla formulazione del n. 23, che descrive liter per l'inserimento nell'Ordine di ciascun nuovo membro, a partire dalla domanda di ammissione che viene  presentata ad una Fraternità locale, il cui Consiglio decide l'accettazione dei nuovi fratelli.

1. Appartenenza alla Famiglia Francescana 

A monte di ogni discorso sull'appartenenza c'è il suo carattere vocazionale: I fratelli e le sorelle, spinti dallo Spirito con la Professione s'impegnano. (Reg. n.2). Una chiamata e una risposta, che ci immettono nella dimensione comunitaria della vocazione: se dico di sì a un Dio che è Padre, non posso fare a meno di rendermi conto che è Padre di molti figli, e soltanto assieme a loro, tenendoli in considerazione come una componente essenziale, posso vivere la mia esistenza come vocazione autentica. La mia vita, cioè, si colloca dentro una rete di relazioni, anche quando dovessi illudermi di poter camminare da solo, di potermi arrangiare, di bastare a me stesso.

Abbiamo visto, in premessa, che il senso del nostro essere francescani sta proprio nell'appartenenza alla grande Famiglia spirituale in virtù dell'unico carisma del comune fondatore, S.Francesco. In un importante documento ecclesiastico, intitolato Mutuae relationes, il carisma del fondatore è qualificato come un'esperienza dello spirito, che dal fondatore stesso viene trasmessa ai propri discepoli per essere da questi vissuta, custodita, approfondita e costantemente sviluppata, in sintonia col Corpo Mistico di Cristo in perenne crescita. Noi tutti francescani abbiamo un patrimonio spirituale comune che ci riallaccia al carisma, all'esperienza, all'insegnamento del nostro Padre. E' ben vero che ogni componente della Famiglia (i Frati, le Suore, i laici) ha un proprio patrimonio spirituale specifico, che la distingue dalle altre, ma lo Spirito Santo conduce tutti a un'unità profonda, un'unità spirituale, che assume le diversità senza abolirle e ne fa un insieme armonioso. Così, il Poverello rimane, per ogni francescano, la forma, il modello che, nella vita e nell'insegnamento, ha riprodotto il Cristo e perciò abbiamo scelto di camminare sulle sue orme.

Noi francescani secolari troviamo una chiarissima affermazione dell'appartenenza alla Famiglia all'inizio e alla fine della nostra Regola:

  1. all'inizio e precisamente nel Prologo, che è costituito da uno scritto autentico del Santo fondatore e riflette quella "riscoperta del carisma francescano" che ha ispirato il  rinnovamento dell'Ordine secolare;
  2. alla fine, e precisamente nell'ultimo numero (il 26), nel quale la Chiesa ci affida ai Superiori del Primo Ordine e del TOR, cui da secoli è collegata la Fraternità Secolare, perché ci prestino la necessaria assistenza spirituale e, mediante la visita pastorale, ci affianchino per favorire la fedeltà al carisma e losservanza della Regola, e per avere maggiori aiuti nella vita di fraternità.

A queste indicazioni essenziali, meglio esplicitate nelle CC. GG, si aggiunge l'art. 98 delle stesse CC. GG. che ci raccomanda di vivere in comunione vitale reciproca con tutti i membri della Famiglia Francescana nel contesto concreto del mondo attuale, con precisi riferimenti alla giustizia, alla promozione umana e ai nuovi rapporti da instaurare fra gli uomini.Poiché il francescanesimo non si caratterizza per un'attività specifica ma per una spiritualità, non è facile immettere l'unico spirito in stili di vita e attività molto diverse tra loro. Forse bisognerebbe rivalutare la contemporanea e armonica presenza della duplice dimensione: contemplativa e apostolica. Giovanni Paolo II diceva in un suo discorso che soltanto restando fedeli a questo loro fondamentale carisma, i francescani possono rendere un servizio valido alla Chiesa e agli uomini di oggi. In caso contrario, saranno trascinati dall'efficientismo e cadranno nell'insignificanza della manovalanza generica. E, per citare le sue parole, ci chiedeva una testimonianza di autenticità pura, di radicalismo cristiano, per emergere dalle sfere soffocanti di un umanesimo orizzontale, che rischia, perché svuotato dal didentro dei valori trascendenti, di condurre all'autodistruzione l'intera società.

2. Appartenenza all'Ordine 

La nostra appartenenza all'Ordine Francescano Secolare si fonda sulla Professione, che è l'atto con il quale ci siamo solennemente impegnati a vivere il Vangelo alla maniera di S.Francesco e mediante questa Regola autenticata dalla Chiesa (Reg. n. 2). Della Professione ha mirabilmente parlato P. Felice Cangelosi nella sua relazione al Capitolo Generale OFS del 2008.

Egli ci ha detto tra l'altro che la incorporazione nell'Ordine, di cui parla l'art. 42.2 delle CC. GG., indica l'inserimento in un corpo vivente e la fusione con il medesimo organismo, in cui si viene a costituire una unica realtà. L'incorporazione comporta la trasformazione di più realtà in una sola, attraverso un processo di assorbimento e di assimilazione.

In base alle CC.GG. ... i membri dellOFS si riuniscono in comunità ecclesiali che si chiamano Fraternità (art. 3.3); ciascuna Fraternità locale è cellula prima di tutto l'Ordine (Reg. n.22); queste cellule a loro volta sono raggruppate in unioni organiche a diversi livelli (regionale e nazionale), fino alla grande famiglia spirituale dell'OFS, definito nel n. 2 della Regola la unione organica di tutte le Fraternità cattoliche sparse nel mondo. A me piace molto l'uso di questa terminologia biologica fatto nella nostra legislazione: cellula, unione organica, incorporazione dei professi nella Fraternità. Come nel linguaggio di S. Paolo, si coglie il senso di un corpo vivente in cui tutti gli elementi concorrono alla vitalità dell'insieme.

Parlando dell'appartenenza bisogna, però, guardarsi dal rischio di assolutizzare la propria identità, con quel tanto di orgoglio, di superiorità, di chiusura che un tale atteggiamento comporta. Un aggrapparsi eccessivo ed esclusivo alla propria identità può diventare patologico. Infatti, può generare nei singoli individui la grettezza, nei popoli il nazionalismo, nelle religioni il fondamentalismo, nelle culture l'integralismo scrive mons. Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Perciò, con riferimento alla identità/appartenenza, dobbiamo sottolinearne il senso di comunione e di corresponsabilità. Anche dell'intero Ordine nel mondo ciascuno di noi deve sentirsi corresponsabile; lo afferma l'art. 30 delle CC. GG., che ritroveremo parlando dell'appartenenza alla Fraternità locale. A questo livello, la corresponsabilità significa, innanzi tutto, attenzione e disponibilità verso quanto viene segnalato e proposto dai vari Consigli sovraordinati: regionale, nazionale e internazionale.

Richiede poi uno sforzo per cercare di conoscere e comprendere la realtà dell'Ordine anche in altri contesti geografici e culturali, perché non si può amare quello che non si conosce. Ma l'impegno più grande e assiduo riguarda la serietà della proposta da offrire a chi si avvicina alle nostre Fraternità e il proseguimento nella formazione iniziale e permanente. La debolezza delle proposte provoca uno sviluppo di identità incerte e confuse. Il discernimento vocazionale deve essere attento e coscienzioso e la formazione deve essere solida, completa, personalizzata, abbracciando tutte le dimensioni della persona: umana, culturale, religiosa. Dovrà accompagnare ogni fratello e sorella nell'esperienza viva della sequela Christi, secondo lo stile proprio della nostra Regola, nella dinamicità e complessità del mondo e della società attuale. Valgono anche per noi le raccomandazioni che il Prefetto della Congregazione IVCSVA (dalla quale dipende anche l'OFS) ha rivolto ai consacrati in un recente convegno a loro dedicato. Il Card. Rodè ha detto che oggi molti rischiano di esser sedotti dalla cultura del part time e dello zapping, che porta a non saper assumere impegni di lunga durata e a passare da un'esperienza all'altra, senza esser capaci di andare nel profondo. La seduzione di una cultura light è concreta, generando vite al ribasso e portando con sé l'incapacità di impegno, di sacrificio, di rinuncia. E' evidente come tutto questo contrasta con l'esigenza della misura alta della vita cristiana.

Occorre, dunque, avere coscienza di essere alternativi alla cultura dominante che è cultura di morte, di violenza, di sopraffazione con la testimonianza concreta che siamo messaggeri di perfetta letizia, portatori di gioia e di speranza (Reg. OFS n.19). Occorre comprendere e riconquistare il valore dell'essere fermento nella massa, segno di profezia e di speranza: il problema non è la massa, ma la qualità del lievito che deve fermentarla.

3. Appartenenza alla Fraternità locale 

Dicono le Costituzioni Generali (art. 3.3): La vocazione all'OFS è vocazione a vivere il Vangelo in comunione fraterna e più avanti (art. 28.1) ne troviamo la spiegazione: La Fraternità dell'OFS trova la sua origine nell'ispirazione di S. Francesco d'Assisi, cui l'Altissimo stesso rivelò l'essenzialità evangelica della vita in comunione fraterna.

La Regola rinnovata dell'OFS è, dunque, un chiarissimo mandato da parte della Chiesa ad abbracciare il progetto evangelico fraterno di san Francesco, in quanto colloca l'essenza stessa della vocazione del francescano secolare (osservare il Vangelo di N. S. Gesù Cristo) nella dimensione della Fraternità (in comunione fraterna).

Per riflettere sull'appartenenza alla Fraternità locale (cosa significa? cosa comporta?) dobbiamo soffermarci su alcuni punti essenziali delle CC. GG. che, al Capitolo III, trattano appunto della vita in Fraternità. 

Per Francesco, il dono dei fratelli precede l'illuminazione circa la sua vocazione (cfr. Test. n.14). E quando il Signore mi ebbe donato dei fratelli, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare , ma il momento di quel dono fu uno spartiacque nella sua vita. Prima che la fraternità, come ideale di vita evangelica, Francesco incontrò le persone concrete dei fratelli. Nell'uomo fratello scrive P. Iriarte si rivelò a Francesco il Cristo fratello e, tramite Cristo e il suo Vangelo, ricevette la piena conoscenza della paternità di Dio e della famiglia dei figli di Dio, che affratella a tutti gli uomini e all'intera creazione. Alla fine, egli sentì un rapporto di affetto con tutti e con tutto: ogni singola creatura era suo fratello o sua sorella; ogni pietra, ogni ruscello era la sua casa. Parlava di fratello Sole, sorella Luna, fratello Vento e madre Terra. Mediante la grazia, Francesco giunse ad un punto tale da non avere in sé in nulla che lo potesse separare dal suo prossimo o dalla creazione. Il Celano afferma che Francesco, purificato dall'intensità con cui viveva la fraternità, era ritornato all'innocenza originale. Una simile qualità del vivere fraterno, presente in Francesco e nei suoi primi compagni, apriva i cuori al messaggio del santo Vangelo. Così la fraternità diventava il loro più efficace strumento di evangelizzazione. 

La fraternità è un modo nuovo di rapportarsi all'altro non solo perché esclude la contrapposizione e la paura, ma perché supera anche l'estraneità, che si traduce in egoistica autonomia. Oltrepassa il senso di uguaglianza, che vede in sé e nell'altro solo diritti da rispettare o doveri da compiere. La fraternità trascende il pericolo di una civiltà che unisce gli uomini tra loro per la comune utilità oppure per uno scambio di servizi resi con l'idea che io ho bisogno dell'altro e all'altro devo offrire ciò che gli è utile. Ognuno di noi è accolto da una Fraternità, è incardinato in una Fraternità, si assume specifici doveri nei confronti di una Fraternità. Devo nuovamente citare le Costituzioni Generali: fine delle Fraternità OFS è di promuovere in forma ordinata l'unione e la collaborazione vicendevole tra i fratelli e la loro presenza attiva e comunitaria, sia nella Chiesa particolare sia nella Chiesa universale (art.28.2). Nella Fraternità locale il senso di corresponsabilità dei membri esige la presenza personale, la testimonianza, la preghiera, la collaborazione attiva secondo le possibilità di ciascuno e gli eventuali impegni nell'animazione della Fraternità. In spirito di famiglia, ciascun fratello versi alla cassa della Fraternità un contributo a misura delle proprie possibilità. ( art. 30.2 e 3). Vorrei sottolineare la forza del verbo esige, che non viene adoperato in nessun altro articolo delle Costituzioni. Qui non si tratta di responsabilità in senso giuridico, come quella demandata ai Superiori maggiore del Primo Ordine e TOR (detentori dellaltius moderamen) e neppure di quella che spetta ai Ministri, ai Consigli e, in generale agli animatori e guide, legittimamente eletti per il governo delle Fraternità ai vari livelli. Si tratta, invece, di una responsabilità di natura teologale: una comunione fraterna, di fede e d'amore, che ha bisogno di essere alimentata dalla preghiera vicendevole, dalla reciproca conoscenza, dalla frequentazione assidua.

Ogni singola Fraternità dovrebbe proporsi seriamente l'obiettivo di diventare 

  1. scuola di santità - Strumenti della Fraternità per favorire nei suoi membri il pieno sviluppo della vita interiore sono unintensa vita liturgica, sacramentale e caritativa, curando  anche l'organizzazione di ritiri spirituali francescani con spirito di raccoglimento e di revisione di vita;
  2. scuola di formazione - Si alimenta lo spirito di appartenenza nella misura in cui la Regola diventa vita dei fratelli e delle sorelle. Si verifica così una sorta di assorbimento dello  spirito della Regola nella vita e nella storia di ciascuno.Saranno rafforzati nella loro identità francescana coloro che diventano frequentatori assidui degli scritti di Francesco e di Chiara e delle antiche biografie. Quindi, i francescani  secolari non cessino di fare regolare lettura spirituale delle Fonti;
  3. testimonianza di comunione ecclesiale E' necessario che i francescani vivano intensamente i loro incontri come sacramento della Fraternità. Il Consiglio dovrà cercare e  realizzare le condizioni perché le riunioni siano effettivamente gradevoli, proficue e arricchenti. Ma è essenziale che ognuno prenda la decisione di farsi presente nella vita dei fratelli: rallegrarsi con quelli che partecipano, pensare a quelli che non vengono, cercare di scoprire le ragioni per cui qualcuno ha perso la motivazione;
  4. partecipazione al fine apostolico della Chiesa - Troppe volte i francescani secolari tendono a fermarsi alle forme tradizionali di svolgere il loro impegno apostolico, dimenticando che la Regola ci raccomanda la creatività. La società è cambiata, la Chiesa si è rinnovata e sta rinnovandosi. Il Vangelo è sempre lo stesso, ma occorrono nuovi approcci e nuovi incontri con il Vangelo e con la storia;
  5. presenza nella società, alla luce dalla dottrina sociale della Chiesa Ogni Fraternità dovrebbe interrogarsi sulle priorità del proprio impegno missionario: in quale direzione si  vuole svilupparlo? per che cosa bisogna concentrare le forze disponibili? come appoggiare concretamente le iniziative proposte dai livelli superiori?

Dobbiamo, quindi, riprendere in mano il messaggio di fraternità affidatoci dal Serafico Padre. Il Signore ci ha chiamato alla vocazione francescana per viverla innanzi tutto in una comunità di fratelli. La nostra vocazione si realizza nella Fraternità e con la Fraternità, luogo privilegiato dove possiamo imparare ad amarci reciprocamente. Di conseguenza, la Fraternità non è solamente (o prioritariamente) un cenacolo di preghiera, una scuola di formazione o una équipe di lavoro apostolico. La Fraternità ha in se stessa la sua motivazione: quella di essere il luogo dove i fratelli cercano di stabilire relazioni personali autentiche.

La Fraternità francescana è scuola di umanità. In essa cresciamo e siamo al servizio della crescita degli altri. La vita fraterna è il primo messaggio missionario che il francescano secolare è chiamato a proclamare in un contesto sociale fortemente individualista come il nostro.

La Fraternità così concepita è, allo stesso tempo, una realtà profondamente umana e un dono permanente dello Spirito. Questo comporta che, da un lato, dobbiamo osservare le leggi psicologiche e sociologiche che regolano questo tipo di relazioni e, dall'altro, dobbiamo restare attenti all'ispirazione interiore per mettere a disposizione dei fratelli i doni di natura e di grazia che abbiamo ricevuto e, quando occorra, anche i beni materiali di cui disponiamo.
Non dimentichiamoci mai che la Professione non impegna unicamente i professi verso la Fraternità, bensì allo stesso modo impegna la Fraternità a prendersi cura del loro benessere umano e religioso (CC. GG. 42.4).
La fraternità francescana è una fraternità comunionale di uomini e donne che hanno creduto al Vangelo: essi si accettano e si lasciano accettare vicendevolmente come fratelli, perché accolgono nella bontà la paternità di Dio, la fraternità di Cristo e la comunione dello Spirito Santo. Essi osservano un codice di comunione (la Regola) per avere in se stessi gli stessi sentimenti di S.Francesco
(P. Andrea Boni in Dizionario Francescano, alla voce Fraternità).

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