aversa francescana

Sito della Comunità Francescana di Aversa

I DODICI PILASTRI DELLA FRATERNITA'


1. La fraternità è un dono di Dio


I fratelli e le sorelle che fanno parte dell'Ordine Francescano Secolare hanno ricevuto da Dio una specifica chiamata. Le fraternità dei francescani secolari si caratterizzano per la presenza di fratelli e sorelle che rappresentano tutte le fasce di età e le molteplici situazioni di vita. La ricchezza legata a queste diversità richiede che in tutti siano presenti e maturino alcuni precisi atteggiamenti: riconoscenza a Dio per il dono di ciascun fratello/sorella, imparando a vedere prima di tutto i talenti con cui Lui ha arricchito ciascuno.

- Riconoscenza al singolo fratello/sorella per quanto di bello e buono è e cerca di fare per vivere con fedeltà la propria vocazione, nella Chiesa e nel mondo.

- Accoglienza e valorizzazione delle diversità, che manifestano come ogni persona sia un dono unico e prezioso, da ricevere (come diceva Francesco) con animo aperto e con gioia.

- Disponibilità all'ascolto vicendevole, per seguire insieme il Signore, la sua volontà e un cammino comune.

- Sostegno reciproco con la preghiera, affinchè ciascuno possa vivere con fede e in letizia le gioie e le fatiche di ogni giorno.

- La fraternità nasce dall'alto, si consolida e cammina solo se impara costantemente a guardare verso l'alto: a Dio, fonte di ogni bene e sola sorgente dalla quale può nascere. Come non ricordare Francesco alle Fonti Francescane 1782, dove fa l'elogio del frate perfetto?


2. La fraternità è una storia di grazia


La fraternità è una storia, un cammino. Tutto ha avuto inizio con un dono: quello che il Signore ha fatto a Francesco d’Assisi di incominciare a convertirsi, di cambiare secondo le indicazioni e la chiamata di Dio. La fraternità di oggi è erede di quella grazia delle origini francescane. Tale eredità non è una "onorificenza" di cui vantarsi, ma un dono grande che ci chiede di esserne consapevoli e responsabili. "E grande vergogna per noi servi del Signore il fatto che i santi operarono con i fatti e noi raccontando e predicando le cose che essi fecero ne vogliamo ricevere onore e gloria." (FF 155) Siamo eredi di un tesoro che deve continuare a produrre frutti di bene attraverso la nostra vita concreta, nella famiglia, nella Chiesa, nel vasto contesto sociale nel quale il Signore ci chiama ogni giorno. La storia ci insegna: gli anziani di oggi sono i giovani di ieri.

- I giovani di oggi sono gli anziani di domani.

- La fraternità deve essere sempre più uno stimolante luogo di accoglienza per tutti. Bisogna apprendere "l'arte del coniugare", cioè del far stare armonicamente insieme alcuni valori che a volte si potrebbe avere la tentazione di contrapporre: tradizione ed innovazione.

- Passato e presente.

- Percorso di fraternità e percorso di formazione iniziale.

- Vita di fraternità ed impegni ecclesiali e sociali.

Considerare la fraternità come storia di grazia significa porre l'accento sulla realtà di un cammino che deve procedere ed essere attento a ciascun fratello/sorella, senza dimenticare il punto di riferimento centrale: il Signore e il suo progetto di vita e di amore, per ciascuno e per la fraternità nel suo insieme.


3. La fraternità è impegno di vita



La fraternità, come ogni dono del Signore, comporta e richiede la disponibilità all'impegno e al coinvolgimento personali. La fraternità esiste solamente se ci sono uomini e donne disposti a generarla e a farla crescere ogni giorno, con il proprio apporto e la personale dedizione. La fraternità è l'impegno che, per vocazione, unifica-armonizza-qualifica-rigenera-orienta i molteplici impegni di ciascuno. I servizi che alimentano un clima fraterno sono molteplici: animazione della formazione iniziale e permanente.

- Animazione del canto e della preghiera.

- Animazione dell'ascolto della Parola di Dio.

- Animazione della comunicazione (avvisi, mail, sito internet...).

- Animazione dei momenti conviviali e ricreativi.

- Animazione dell'attenzione ai poveri.

- Animazione dell'impegno sociale e politico.

- Animazione dell'impegno missionario.

L'elencazione potrebbe continuare secondo la fantasia di ognuno di noi e di ognuna delle nostre fraternità e come si vede c’è posto per tutti.... Quanto sin qui esposto, però, non vale molto se non viene associato a due elementi fondanti della vita di fraternità: la familiarità reciproca e la disponibilità a chiedere aiuto. "Ovunque sono e si troveranno i fratelli, si mostrino familiari tra loro." (FF 91) "E con fiducia l'uno manifesti all'altro le proprie necessità perchè l'altro gli trovi le cose necessarie e gliele dia. E ciascuno ami e nutra il suo fratello come la madre ama e nutre il proprio figlio, in tutte quelle cose in cui Dio gli darà grazia." (FF 32).


4. La fraternità è servizio vicendevole


Da un'omelia di Mons. Tonino Bello: Gesù nel brano della cosiddetta "lavanda dei piedi" dopo aver lavato i piedi ai discepoli dice: "Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri." A vicenda, cioè scambievolmente. Questo vuol dire che la prima attenzione, non tanto in ordine di tempo, quanto in ordine di logica, dobbiamo esprimerla all'interno delle nostre comunità, servendo i fratelli e lasciandoci servire da loro. Solo quando hanno asciugato le caviglie dei fratelli, le nostre mani potranno fare miracoli sui polpacci degli altri senza graffiarli. E solo quando sono stati lavati da una mano amica, i nostri calcagni potranno muoversi alla ricerca degli ultimi senza stancarsi. Della lavanda dei piedi, in altri termini, dobbiamo recuperare il valore della reciprocità. Che è l'insegnamento più forte nascosto in quel gesto di Gesù. In conclusione, brocca, catino ed asciugatoio devono divenire arredi da risistemare al centro di ogni esperienza comunitaria. Con la speranza che non rimangano suppellettili semplicemente ornamentali. "Questa venerabile abbadessa non soltanto amò le anime delle sue figlie, ma anche servì i loro fragili corpi con una grande attenzione di carità. Talvolta si metteva ai piedi delle sofferenti per alleviare con carezze materne la forza del dolore. E le figlie, non ingrate, ripagano con tanta devozione questi benefici. Contemplano nella madre l'affetto di carità, riveriscono nella maestra la cura del suo incarico, seguono nella pedagoga la rettitudine del cammino e ammirano nella sposa di Dio la presenza di ogni santità." (FF 3233-3234).


5. La fraternità è una realtà da vivere


Quando cè una "fraternità" che mi sta davvero a cuore, non mi è possibile vivere in modo distaccato o freddo il rapporto con questa "fraternità". Nascono in me sentimenti forti, mi appassiono, mi accaloro... e comincio a fare sogni, ad elaborare progetti. Spinto dai miei sentimenti positivi, può anche succedermi di assolutizzare la mia idea di "fraternità", cominciando così ad amare non la "fraternità" in sè, ma una "fraternità ideale". Si tratta di comprendere: Come ci poniamo nei confronti della concreta fraternità, nella quale il Signore ci ha posti?. Come ci poniamo nei confronti dell'ideale di fraternità che alberga nella nostra testa e nel nostro cuore?. La fraternità concreta va amata più del proprio ideale di fraternità, altrimenti nasceranno inevitabilmente attere e pretese che si riveleranno distruttive per l'intera comunità. Perciò l'accoglienza dei fratelli e delle sorelle diviene la premessa per un ascolto e un confronto costruttivi, indispensabili per percorrere assieme le vie che conducono all'ideale di fraternità a cui il Signore ci chiama. Il teologo luterano Dietrich Bonhoeffer nel suo libro "La vita comune" afferma: "Chi ama il suo ideale di comunità cristiana più della comunità cristiana stessa, distruggerà ogni comunione cristiana, per quanto sincere, serie, devote siano le sue intenzioni personali."


6. La fraternità è una realtà conflittuale/dinamica.


E' necessario misurarsi con le difficoltà, con i limiti, i peccati, le miserie che ciascuno porta con sè. La varietà di differenze può giungere a far percepire il fratello o la sorella come un "peso". Ma questo non sempre è un male, perchè il mio vissuto può assumere alcuni significati che possono essere fonte di speranza per tutti: mi sto accorgendo che lui/lei c'è. mi rendo conto che ha una sua specifica identità.

- Ammetto che ha un suo particolare apporto da dare sia a me individualmente che alla fraternità.

- Non solo lo accetto come "un peso", ma "gli do peso", cioè lo considero importante. Occorre imparare a vivere i contrasti che nascono dalle diversità, dal "peso" che ciascuno porta con sè, perchè è noto che la fraternità del "dolce sentire" non esiste! O, se esiste, lo è solo di facciata. Sarà di fondamentale importanza assumere un certo stile di comportamento per trasformare le diversità in opportunità di crescita comune: ascoltare tutti con attenzione fraterna, nella determinazione di voler comprendere l'altro/a.

- Uscire dalla logica del voler prevalere a tutti i costi, perchè soccomberebbe il senso di fraternità.

- Valorizzare quanto di buono e positivo si nasconde nelle opinioni altrui.

- Accettare serenamente ogni decisione.

Il fratello o la sorella che mi destabilizzano, che scalzano in qualche modo le sicurezze fondate sul prevalente ascolto del mio io, sono proprio quel "peso" che, se accolto, mi tiene aperto all'amore di Dio e dei fratelli. Invece di colpevolizzarmi per la fatica che faccio nel rapporto conflittuale con questo o quella, è bene che mi chieda che cosa il Signore vuole donarmi attraverso di loro. Sarà uno sforzo impegnativo, ma certamente costruttivo e carico di speranza per la vita fraterna."E tutti i frati si guardino dal calunniare qualcuno, ed evitino le dispute di parole, anzi cerchino di conservare il silenzio, ogniqualvolta Dio darà loro questa grazia. E non litighino tra loro, nè con gli altri, ma procurino di rispondere con umiltà, dicendo: Sono servo inutile." (FF 36).


7. La fraternità è una realtà orante


Fra Tommaso da Celano evidenzia come la vita di Francesco si muovesse costantemente attorno ad un centro ispiratore e propulsore. "Era davvero molto occupato con Gesù." (FF 522). L'art. 4 della nostra Regola dice: "La regola e la vita dei francescani secolari è questa: osservare il Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo secondo l'esempio di San Francesco d'Assisi, il quale fece del Cristo l'ispiratore e il centro della sua vita con Dio e con gli uomini. "Nelle Costituzioni, all'Art. 9,1 leggiamo: "La spiritualità del francescano secolare è un progetto di vita incentrato sulla persona di Cristo e sulla sua sequela, piuttosto che un programma dettagliato da mettere in pratica. "Da questo non possiamo che trarre alcune fondamentali indicazioni che riguardano sia la vita della fraternità che quella dei singoli componenti: il rapporto con il Signore deve avere un ruolo centrale. la meditazione della Parola di Dio costruisce un modo d'essere e di agire di chiara impronta evangelica. la lettura assidua delle Fonti Francescane consente una progressiva assimilazione dello spirito che animò Francesco d'Assisi nel suo rapporto con Dio e con gli uomini.

- Partecipazione frequente alla celebrazione eucaristica.

- Accostarsi frequentemente al sacramento della Riconciliazione.

Una volta compresa l'importanza di questo rapporto intimo con Dio, diventa chiaro come il ritmo della preghiera non va lasciato in balia degli eventi - sia per la fraternità che per i singoli - ma debba essere organizzato in un tempo programmaticamente "stabilito" allo scopo.


8. La fraternità è una realtà locale, regionale, nazionale ed internazionale 


CCGG 28,2: "L'OFS si articola in Fraternità ai vari livelli, con il fine di promuovere in forma ordinata l'unione e la collaborazione vicendevole tra i fratelli e la loro presenza attiva e comunitaria, sia nella Chiesa particolare che nella Chiesa universale. "CCGG 29,1: "Le Fraternità locali si raggruppano in Fraternità a vario livello: regionale, nazionale, internazionale secondo criteri ecclesiali, territoriali o d'altra natura. Esse sono coordinate e collegate a norma della Regola e delle Costituzioni. E' questa un'esigenza della comunione tra le Fraternità, dell'ordinata collaborazione tra loro e dell'unità dell’OFS."Ogni francescano secolare appartiene all'Ordine a diversi livelli: locale, regionale, nazionale ed internazionale. Si tratta di realtà non separabili ma che si arricchiscono a vicenda in un intrecciarsi continuo di preghiere, servizi, partecipazione e responsabilità. E' giusto attivarsi nell'animazione della vita della fraternità locale, ma non basta: è necessario allargare i propri orizzonti, perchè la vocazione a cui si è chiamati comporta l'impegno di dare e ricevere con generosità. E' importante perciò attivarsi per conoscere e partecipare il più possibile alle iniziative proposte, pensando che è Dio che ci chiama ad incontrarlo attraverso i fratelli. Se è vero che tutto nasce dal piccolo contesto della fraternità locale, è vero altresì che il senso di identità e di appartenenza si consolida allargando i propri orizzonti di impegno e corresponsabilità.


9. La fraternità è per la missione nella famiglia


Regola Art. 17: "Nella loro famiglia vivano lo spirito francescano di pace, fedeltà e rispetto della vita, sforzandosi di farne il segno di un mondo già rinnovato in Cristo." CCGG 24,1: "I francescani secolari considerino la propria famiglia come l'ambito prioritario nel quale vivere il loro impegno cristiano e la vocazione francescana. "La prima testimonianza da offrire al mondo è l'amore convinto per la famiglia, amore che si traduce in impegno coerente. Perciò la fraternità non deve mai perdere di vista iniziative atte a: sostenere il cammino di fede degli sposi e delle famiglie.

- Affrontare le varie problematiche relative alla famiglia e farne oggetto di fraterna condivisione.

- Riservare una speciale cura alla coppia, con lo scopo di darle solidità e di farla crescere.


10. La fraternità è per la missione nella Chiesa


E' di fondamentale importanza che ogni fratello/sorella dell’OFS maturi la forte consapevolezza di aver ricevuto la chiamata ad appartenere alla Chiesa con una specifica identità, quella francescana secolare. Inoltre, la prima e più importante testimonianza/missione che la stessa Chiesa si attende, è proprio quella della fedeltà a questa vocazione. CCGG 100,3: "La fedeltà al proprio carisma, francescano e secolare, e la testimonianza di sincera ed aperta fratellanza sono il loro principale servizio alla Chiesa, che è comunità d'amore. Siano in essa riconosciuti per il loro "essere" dal quale scaturisce la loro missione."E bene ribadirlo: la disponibilità per vari servizi ecclesiali scaturisce dall'essere francescani secolari, un "essere" che va costantemente alimentato. Perciò è importante vivere intensamente la vita di fraternità per poterla esportare fuori.


11. La fraternità è per la missione nel mondo


Il mondo, per tutti i fedeli laici, e quindi anche per i francescani secolari, non è semplicemente il contesto nel quale vivere la comune condizione umana, ma è il luogo dell'incontro con Dio.

"Non si crei un'opposizione artificiale tra le attività professionali e sociali da una parte, e la vita religiosa dall'altra. Il cristiano che trascura i suoi impegni temporali, trascura i suoi doveri verso il prossimo, anzi verso Dio stesso, e mette in pericolo la propria salvezza eterna." (Gaudium et spes 43).

Esiste una concreta credibilità umana e cristiana da conquistare ogni giorno sul terreno del generoso impegno nei diversi contesti professionali e sociali.

Regola Art. 15: "Siano presenti con la testimonianza della propria vita umana ed anche con iniziative coraggiose tanto individuali che comunitarie, nella promozione della giustizia, ed in particolare nel campo della vita pubblica impegnandosi in scelte concrete e coerenti alla loro fede."

E' questa una missione appassionante ed impegnativa, da vivere nell'obbedienza a Dio e con il sostegno spirituale ed umano della fraternità. Se non è possibile fare tutto, è certamente un peccato di omissione non fare il possibile.


12. La fraternità è per la quotidianità ed oltre...


I francescani secolari hanno il dono e l'opportunità di aprirsi ad un'esperienza evangelica che può, e deve, segnare l'intera esistenza, sia nella sostanza che nell'azione.

Le gioie e le fatiche, vissute nella fede e portate nel cerchio della condivisione fraterna, acquistano sapori e significati nuovi perchè escono dalla solitudine "dell’io e del mio" per entrare nell'orizzonte "del noi e del nostro." In tal modo si intessono legami profondi, si apprende uno stile di vita chiamato a contagiare i contesti e le relazioni quotidiane, si acquisiscono "consuetudini" che alimentano un processo di continua conversione.

Questa è stata l'esperienza di Francesco: "L'accordo tra lo spirito e la carne appariva in lui così perfetto, che quest'ultima, invece di costituire un ostacolo al primo, lo precedeva nella corsa verso la santità. L'obbedienza assidua aveva finito per rendere volontaria questa sottomissione, e questa docilità di ogni giorno l'aveva reso luogo proprio di una grande virtù; infatti spesso la consuetudine si tramuta in natura." (FF 489)

In cammino verso la Casa del Padre, sostenuti dall'appartenenza alla fraternità OFS, che è aiuto e stimolo a rimanere sulla retta via, si potrà sperimentare quella vera e perfetta letizia che il Signore dona a chi vive ogni avvenimento nel suo nome, in un atteggiamento di ascolto dell'Unico che può donare luce.

Concludiamo con le parole dell'emerito Papa Benedetto XVI rivolte alla Famiglia francescana riunita a Castel Gandolfo il 18 aprile 2009: "Andate e continuate a "riparare la casa" del Signore Gesù Cristo, la sua Chiesa... Come Francesco, cominciate sempre da voi stessi. Siamo noi per primi la casa che Dio vuole restaurare. Se sarete sempre capaci di rinnovarvi nello spirito del Vangelo, continuerete ad aiutare i Pastori della Chiesa a rendere sempre più bello il suo volto di sposa di Cristo. Questo il Papa, oggi come alle origini, si aspetta da voi."


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