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Francesco e la Pasqua

Francesco d'Assisi ha posto la Pasqua come fondamento di tutta la sua esperienza in Cristo, dagli inizi della conversione fino alla morte, nudo sulla nuda terra. L'immagine del Cristo crocifisso che Francesco ha sempre prediletto è quella del Crocifisso Risorto (di San Damiano), perché meglio rappresenta la condizione del cristiano, che ogni giorno è chiamato

a vivere la sua morte e resurrezione per opera di Dio. Frate Francesco volle morire nudo sulla nuda terra perché voleva rimettersi in Dio così come Dio l'aveva creato, proprio come nell'episodio di Adamo, attraverso la terra, come ci racconta anche Tommaso da Celano: «E dato che presto sarebbe diventato terra e cenere, volle che gli si mettesse indosso il cilicio e venisse cosparso di cenere. E mentre molti frati, di cui era padre e guida, stavano ivi raccolti con riverenza e attendevano il beato transito e la benedetta fine, quell'anima santissima si sciolse nella carne, per salire nell'eterna luce, e il corpo saddormentò nel Signore» (1 Cel II, VIII, 13-14). La Pasqua era per il Poverello, anche il passaggio da questo mondo al Padre, cioè un esodo, l'Esodo. Gli episodi della vita di Francesco richiamano continuamente questo aspetto: San Damiano, la spoliazione davanti al padre Pietro ed al vescovo Guido, presente tutta Assisi, l'abbraccio con il lebbroso  ogni tappa è una tappa del deserto verso la Terra Promessa, pellegrinaggio di colui che si riteneva pellegrino e forestiero in questo mondo. San Bonaventura argomenta questo aspetto dell'Alter Christus, forse meglio di chiunque altro: «Una volta, nel giorno santo di Pasqua, siccome si trovava in un romitorio molto lontano dall'abitato e non cera possibilità di andare a mendicare, memore di Colui che in quello stesso giorno apparve ai discepoli in cammino verso Emmaus, in figura di pellegrino, chiese l'elemosina, come pellegrino e povero, ai suoi stessi frati. Come l'ebbe ricevuta, li ammaestrò con santi discorsi a celebrare continuamente la Pasqua del Signore, cioè il passaggio da questo mondo al Padre» (LM VII, 9). La Pasqua era per il frate d'Assisi, il passaggio dalla morte alla vita, dal peccato alla penitenza, dalla superficialità alla contemplazione. Una contemplazione che è rendimento di grazie a Dio per quanto ha operato in lui attraverso questo Mistero così grande, una contemplazione che si trasforma in lode: « ti rendiamo grazie perché [...] per la croce, il sangue e la morte di Lui ci hai voluti liberare e redimere» (Rnb XXIII, 5).


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